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Linguaggio inclusivo. Lo schwa è accessibile a tutti?

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Capita sempre più frequentemente di imbattersi, sia sui social che nel web, in testi in cui viene utilizzato il simbolo schwa “ə”. Si tratta di una soluzione adottata dal cosiddetto linguaggio inclusivo, che mira a cancellare qualsiasi discriminazione di genere veicolata dalla lingua.

Molte case editrici stanno perciò pensando di adottare questo linguaggio per rendere più inclusivi alcuni titoli e collane. Ma questo sistema è davvero inclusivo per tutti, comprese le persone con una disabilità che utilizzano determinate tecnologie assistive? Come viene letta lo schwa dalla sintesi vocale e come convertita in Braille digitale?

Occupandosi di editoria digitale accessibile da anni, Fondazione LIA ha deciso di effettuare dei test che verifichino lo stato attuale della tecnologia. Qui vi presentiamo i risultati di questi primi test.

Esperimenti di linguaggio inclusivo: dall’asterisco al simbolo schwa

L’italiano inclusivo è una proposta di modifica ed estensione della nostra lingua per superare due suoi grossi limiti: la sua caratterizzazione basata sul binarismo di genere, che va a escludere coloro che non ci si identificano, e l’utilizzo sovraesteso del genere maschile nei plurali collettivi.

Le soluzioni proposte nel tempo per raggiungere l’inclusività sul piano linguistico sono state diverse, tra cui l’uso dell’asterisco o della vocale u utilizzati come genere neutro sia al singolare sia al plurale, come nelle espressioni ciao a tutt* o ciao a tuttu. Un’altra delle soluzioni preferite e più diffuse è l’utilizzo dello schwa (ə), simbolo che fa parte dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e che corrisponde a un suono vocalico presente in molte lingue del mondo e in alcuni dialetti italiani (tipico del napoletano, ma presente anche nel piemontese). Nella sua versione plurale, a volte viene adottato lo schwa lungo (з, ciao a tuttз).

L’uso dello schwa è in continua espansione: dal mondo digitale a quello cartaceo, capita sempre più spesso di trovare testi scritti con lo schwa. Se è vero che è stata adottata inizialmente per garantire maggiore inclusione sul piano linguistico, va però valutato e testato che questa scelta non vada a escludere un’altra categoria di persone, cioè quelle che accedono ai contenuti attraverso tecnologie assistive, come utenti con disabilità visive.

Il test con le tecnologie assistive

Gli screen reader sono tecnologie assistive in grado di identificare e decodificare il testo presente a schermo e di veicolarlo agli utenti ciechi e ipovedenti attraverso sintesi vocale o Braille digitale. Una delle obiezioni che viene mossa contro l’adozione dello schwa insiste proprio sul fatto che questi simboli non sono ancora supportati dagli screen reader e dalle sintesi vocali.

Abbiamo effettuato dei test con diverse combinazioni di screen reader, browser e sistema operativo per verificare come viene letta lo schwa all’interno di un testo. I risultati che abbiamo ottenuto sono concordi: gli screen reader ignorano o leggono in maniera scorretta lo schwa.

Nella maggior parte dei casi, a questo simbolo non viene fatto corrispondere alcun suono, causando quindi ai lettori un effetto troncato e rendendo potenzialmente complessa la comprensione del testo. Sui dispositivi con sistema operativo iOS la situazione è diversa: lo schwa viene letta “schwa”, mentre lo schwa lungo з viene letto “???aperta rovesciata”. Per esempio, il testo sono contentə viene letto “sono contentschwa” e il testo ciao a tuttз viene letto “ciao a tutt???aperta rovesciata”. Si tratta di un’interpretazione ovviamente non ottimale per l’utente finale e che rende difficoltosa la lettura di lunghi testi scritti con l’utilizzo ripetuto di questi simboli.

Quando lo schwa viene utilizzato in un documento di Microsoft Word, siamo di fronte a un caso ancora diverso: un segnale acustico avvisa l’utente della presenza di un errore di ortografia in quanto le parole con lo schwa non vengono riconosciute come parole appartenenti al lessico italiano.

Conclusioni: una soluzione attualmente inclusiva ma non accessibile

Allo stato attuale, l’utilizzo dello schwa non è dunque supportato dalle tecnologie assistive e, in quanto non accessibile, rischia di essere uno strumento che esclude una categoria di persone con disabilità.

C’è inoltre da considerare che il suo utilizzo potrebbe creare problemi di decodifica anche da parte di alcuni utenti dislessici o con neurodiversità. Inoltre, dal momento che lo schwa generalmente viene considerato un simbolo e non una lettera, difficilmente viene codificata nei font ad alta leggibilità che facilitano la lettura per dislessici e in generale DSA.

Anche se spesso usati come concetti simili, inclusività e accessibilità indicano due aspetti differenti. L’inclusività racchiude lo sforzo e le strategie che favoriscono la piena partecipazione di ogni singolo individuo alla società, ma l’accessibilità è il requisito necessario (anche tecnologico) affinché la piena inclusione possa essere realizzata.

Siamo di fronte a un caso in cui la tecnologia non è ancora al passo col cambiamento sociale. Per far sì che non vengano escluse determinate categorie di persone con disabilità, bisognerà aspettare che venga integrato il supporto per lo schwa nelle funzionalità degli screenreader e, anche da utenti, bisognerà spingere perché questi aggiornamenti tecnologici vengano accelerati.