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Da oggi il W3C è un’organizzazione no profit di pubblico interesse

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Articolo di Alessandra Rotondo, originalmente pubblicato sul Giornale della libreria.

 

Nell’ottobre del 1994, cinque anni dopo aver inventato il World Wide Web, Tim Berners-Lee fondava al Massachusetts Institute of Technology il World Wide Web Consortium (W3C). L’evoluzione tecnologica del web era stata infatti così rapida da richiedere subito la creazione di un consorzio unico per coordinarne gli standard.

In questi quasi trent’anni, è sotto la guida di Tim Berners-Lee che la struttura del W3C e i suoi oltre 500 membri si sono mossi, con il supporto del MIT (USA), della Keio University (Giappone), del Consorzio europeo di ricerca in informatica e matematica, con sede in Francia, e – dal 2013 – della Beihang University (Cina).

Da oggi il World Wide Web Consortium diventa un nuovo soggetto giuridico. Un’organizzazione no profit di pubblico interesse nel cui consiglio d’amministrazione Berners-Lee conserva un posto permanente, rinunciando però a un coinvolgimento diretto sulla gestione operativa.

Anche con il cambio di forma giuridica, la missione del World Wide Web Consortium continua però a essere quella di «innalzare il web al suo pieno potenziale», creando standard tecnici e linee guida per garantire che rimanga aperto, accessibile e interoperabile per tutti e in tutto il mondo. D’altronde, HTML e CSS sono le infrastrutture fondamentali su cui si è sviluppata l’architettura digitale di internet e il W3C lavora per garantire che tutte le tecnologie web soddisfino standard crescenti in termini di accessibilità, internazionalizzazione, sicurezza e tutela della privacy. lo fa e continuerà a farlo in maniera aperta e gratuita.

Nulla cambierà inoltre nel collaudato processo di sviluppo degli standard. «I processi del W3C – si legge nel comunicato stampa del consorzio – si basano sul consenso e promuovono il progresso. Il nostro lavoro sugli standard sarà ancora gestito in trasparenza, nel rispetto di quanto previsto dal W3C Process Document (il documento che descrive la struttura organizzativa del W3C e definisce le responsabilità e le funzioni che gli consentono di compiere la sua missione) e dalla Policy royalty-free per le licenze. Le decisioni continueranno ad essere prese a maggioranza: la direzione tecnica continuerà a interpellare i membri del W3C, grandi e piccoli che siano. L’Advisory Board continuerà a guidare il processo di sviluppo del Process Document tenendo conto degli input della comunità. Il Technical Architecture Group continuerà a essere la massima autorità per tutti gli aspetti tecnici».

Cristina Mussinelli, che tra i membri del consorzio siede come co-chair del Publishing Business Group, ha commentato:

«Come Fondazione LIA sosteniamo pienamente il W3C e i suoi sforzi per creare un ambiente digitale più aperto, interoperabile e accessibile. La nuova versione delle specifiche di accessibilità degli EPUB è un passo importante anche in previsione dell’entrata in vigore dell’European Accessibility Act. È indispensabile che voci diverse, da diverse parti del mondo, siano rappresentate in questo processo e Fondazione LIA è la dimostrazione che le organizzazioni di ogni dimensione possono contribuire alla causa. L’accessibilità è un tema centrale e in rapida crescita: continueremo quindi a svolgere un ruolo attivo nel W3C per rendere il mondo digitale più accessibile a tutti».

La nuova organizzazione – pur conservando il suo approccio orientato e mosso dalle esigenze dei suoi membri e il raggio d’azione globale proprio del consorzio – consentirà di cercare nuovi partner in tutto il mondo, rispondere in modo più reattivo ai cambiamenti e garantirà sempre una trasparente e corretta gestione delle risorse finanziarie.

 

Qui è possibile leggere la Press release del W3C sull’annuncio:

www.w3.org/2023/01/pressrelease-w3c-le-launched.html.en