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Accessibilità e social network: a che punto siamo?

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Disabilità visiva e social network: universi paralleli? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, niente affatto. 
Che l’accessibilità del web e, di conseguenza, dei social network che esso ospita, sia ormai un tema mainstream basta poco a intuirlo: da un lato la legislazione si è mossa e continua a muoversi in tal senso, come dimostra l’attuale proposta di legge europea sull’accessibilità, l’European Accessibility Act, che ingloba una parte relativa ai prodotti editoriali digitali, al web e all’e-commerce. Dall’altra, sono gli stessi social network e i “giganti” del web ad adottare policy specifiche per garantire ai disabili un accesso parificato ai contenuti presenti in rete. 
 
Primo social network per nascita e numero di iscritti, Facebook ha dimostrato, con le sue recenti implementazioni, un’attenzione specifica al tema dell’accessibilità, a cui ha dedicato una pagina ad hoc e un account su Twitter
Le misure per i disabili visivi tengono conto delle differenti esigenze di non vedenti e ipovedenti: oltre alla possibilità di navigare attraverso scorciatoie di tastiera, che variano da browser a browser, c’è la possibilità per gli ipovedenti di modificare nella versione app la grandezza del carattere e il contrasto fino a individuare la soluzione che meglio risponde alle loro necessità. 
Nella pagina del sito dedicata è inoltre presente una guida alle soluzioni che permettono di utilizzare Facebook sui diversi dispositivi, che siano PC (Mac o Windows) o smartphone/tablet (iOS o Android). Già da un annetto, inoltre, Facebook aveva preso dei provvedimenti specifici per l’accessibilità delle immagini, a cui avevamo dedicato un articolo: Facebook introduce l’Alt Text per le immagini
 
Il social di Mark Zuckerberg, tuttavia, non è l’unico ad aver introdotto funzionalità specifiche per i disabili visivi: Twitter, dove in un Tweet c’è una parte testuale limitata a 140 caratteri, ha fatto un lavoro specifico sulle immagini che, oltre a permettere il tag per un massimo di 10 account, possono avere una descrizione alternativa che supera ampiamente i 140 caratteri. Questa funzionalità, di cui avevamo già scritto nell’articolo Twitter: sì al testo alternativo per le immagini, è al momento presente solo nella versione per smartphone e tablet del social network di Jack Dorsey e non in quella desktop. 
 
Restando in tema immagini, esiste l’app Aipoly, un’intelligenza artificiale in grado di “leggere” e descrivere le immagini, che è stata sviluppata da un team internazionale di cui fa parte anche l’italiano Alberto Rizzoli. La novità dell’applicazione è che funziona semplicemente inquadrando un oggetto con la fotocamera, senza bisogno di scattare foto (di cui un ipovedente farebbe semplicemente lo zoom). Maggiori informazioni qui: Aipoly, l’app che “legge” le immagini
 
Veniamo infine a un vero e proprio colosso del web mondiale: Google, che si è mosso su più fronti. 
Google ha messo a disposizione sul Play Store, il negozio virtuale dove è possibile scaricare le applicazioni per i dispositivi che utilizzano Android, l’Accessibility Scanner, un tool in grado di valutare il grado di accessibilità delle applicazioni proposte. L’Accessibility Scanner, gratuito, oltre a segnalare i problemi legati all’accessibilità offre anche potenziali soluzioni, in modo da porsi a supporto di team di sviluppatori di app. 
Sulla produzione di documenti digitali, invece, è stata introdotta la possibilità di salvare i Google Docs direttamente in EPUB, che viene ormai considerato il formato standard dell’editoria digitale e che risulta, paragonato al PDF e al Mobipocket, molto più accessibile per i dispositivi che possono leggere file digitali (e-reader, smartphone, tablet).